I Romani più poveri, come quelli dei tempi più antichi, mangiavano nell'atrio, visibile dalla strada. Nelle case ricche vi erano una o più sale da pranzo aperte sul giardino o in posizione panoramica. Nella sala da pranzo tre letti a tre posti ciascuno (triclinium) - ve ne erano anche a 9 posti - erano collocati attorno a un tavolo coperto da una tovaglia (mappa) dove si ponevano i cibi tagliati a piccoli pezzi perché si mangiava con le mani: "Prendi il cibo con la punta de le dita (è un modo aggraziato di mangiare), non imbrattarti tutto il viso con la mano mal ripulita", raccomanda Ovidio (Ars amandi, 111,746-768) a una gentil signora. Completavano l'arredamento della sala da pranzo scanni, panche, candelabri e lucerne appese con catenelle al soffitto o poggiate su treppiedi. L'invito ai banchetti signorili, che si tenevano sempre di sera, in cui si servivano numerose e prelibate portate, era molto ambito. Marziale (Epigrammata, V,24) racconta di un amico: "Filo giura che non ha mai cenato a casa sua, e dice la verità. Egli infatti non cena quando nessuno lo ha Invitato ".
Earlier, the poorest Romans used to eat in the atrium, where they were visible from the street. In the rich houses instead, there was one or more dining rooms overlooking the garden or with a panoramic sight. In the dining room were located three beds for three people each (triclinium) – some of them had even nine seats - and they were placed around a table covered with a tablecloth (mappa). The food was chopped into little pieces because it was to be eaten with the hands: “Take the food with the tips of your fingers (it is a gracious way of eating), do not soil your face with uncleaned hands”, recommends Ovid to a matrona (Ars amandi 11, 746-768). The furniture of the dining room also included benches, candle holders and oil lamps hanging from the ceiling or placed on three-legged stands. The invitation to the nobles’ banquets, consisting of several delicious courses and always taking place in the evening, was greatly desired. Martial (Epigrammata V, 24) tells to a friend: “Filo swears that he has never dined at home, and he says the truth. If no one invites him, he skips the dinner.”